Se rimane indiscusso il ruolo di risorsa strategica dell’economia nazionale giocato dal settore agroalimentare, non può negarsi che il bilancio 2020 si chiuderà con un – 10 % (rispetto ai dati del 2019) dei consumi domestici ed extradomestici, con ripercussioni nella filiera dell’agricoltura, pesca, acquacoltura…
Così il rapporto ISMEA* sulle performance dell’industria alimentare italiana alla prova della pandemia.
Tra i tanti temi, l’analisi ha toccato anche l’ annoso problema legato alla c.d. catena del valore per il differente potere contrattuale nei rapporti di filiera , rilevando, un dato stimolante: il ridimensionamento del potere contrattuale della GDO, contrapposto al formarsi di aggregazioni (organizzative e commerciali) di aziende ed imprese alimentari che hanno fatto fronte comune per parlare al mercato, in un momento così spiazzante come quello attuale.
La riallocazione dei poteri tra i soggetti della filiera sta portando ad un’accelerazione del processo di avvicinamento della fase produttiva a quella distributiva e alla ripartizione, tra i soggetti più a monte della filiera, di una maggiore quota di valore aggiunto.
Senza contare che il contesto attuale ha spinto a strumenti di business come le #vendite a domicilio e online, in linea con le nuove abitudini di acquisto dei consumatori, consentendo a questi ultimi un accesso al mercato senza mediazioni, supportando la tenuta dei ricavi dei micro produttori, incentivando il tema della tracciabilità e #sostenibilità della filiera alimentare.
Tre (degli) aspetti chiave su cui riflettere:
– quali le opportunità di adesione ad associazioni che tutelano prodotto e filiera?
– come disciplinare le condizioni generali che regolano la vendita sia essa B2B o B2C?
– come regolare i rapporti con i fornitori (web agency, piattaforme online, società di packaging, logistica e trasporto)?
* rapporto pubblicato il 23 ottobre 2020